mercoledì 30 maggio 2012

L'Italia è un Paese di fighette


Prima ancora di passare all'articolo vero e proprio, ci tengo a precisare che, nonostante questo blog si faccia voce e promotore di opinioni, questo post parte da una base meramente soggettiva. Com'è noto, generalizzare sulla base di un singolo caso non è la miglior cosa che si possa fare. Tuttavia, è forte in me l'impressione che questo articolo si possa permettere di fare "di tutta un'erba, un fascio". 

Premesso ciò, la riflessione che si vuole proporre muove da banali osservazioni del quotidiano. Ecco tre esempi:
  • nella propria casa sono rimasti televisori a tubo catodico? Quegli scatoloni enormi, oltre ad essere ingombranti e pesanti, sono/erano brutti all'inverosimile. Le TV ultra-piatte sono bellissime e farebbero pendant in ogni soggiorno o cucina o qualsiasi altro posto. Sono in voga e guai a non averne una; 
  • chi ancora porta, nelle proprie tasche un Nokia 3310 o un Panasonic GD-35? Gli smartphone, le cui funzionalità potenziali sono pressoché infinite, sono belli, sottili, con schermi luminosi, colorati e ampi. Guai a non avere un cellulare con il touchscreen; 
  • sono o non sono obsolete le cuffie (quelle serie, che coprono l'intero padiglione auricolare)? Le auricolari, piccole, leggere, utili, magari con il cavetto colorato, hanno rimpiazzato gli headset di qualche tempo fa. Indifferenza è il sentimento che si riserva a chi circola, regolarmente munito di cuffie enormi ed ingombranti, per strada, negli autobus o nei treni. 


Questi e molti altri esempi fanno parte di una lunga serie di osservazioni che invitano a riflettere su un singolo quesito: il progresso e l'innovazione (quelli tangibili dalle persone) continuano in funzione del miglioramento della qualità della vita e dei prodotti o, piuttosto, in funzione di ciò che è collettivamente ritenuto bello? 
I televisori a tubo catodico avevano il grande pregio di un lungo ciclo di vita. 
Se i cellulari servono per telefonare, il 3310 funziona ancora perfettamente (e si poteva anche lanciare in una pozzanghera, tanto continuava a funzionare). 
Sulle auricolari meglio astenersi, data l'irraggiungibile qualità del suono riprodotto da alcune ottime cuffie "vecchio stampo". 

L'interesse di molte persone, soprattutto prima di effettuare qualche acquisto notevole, ricade sul ciclo di vita della bellezza del prodotto e non del prodotto stesso. Non se ne sentono di persone (specie se giovani) che si pongano la domanda sulla qualità degli assemblaggi, delle saldature, dei materiali usati per il proprio smartphone. Se poi provassimo a chiedere delucidazioni sull'impedenza (una delle caratteristiche fondamentali) delle auricolari, otterremmo sguardi di sdegno e intrisi di malvagia compassione. 

Qualità. Estetica. Prezzo basso. 
Potete averne solo due: fate la vostra scelta. 

Siamo tutti "fighette": non rinunciamo all'estetica. È forse questo il lato malvagio del consumismo?

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