giovedì 3 maggio 2012

La laurea? Un optional!

Ebbene sì: il dato di fatto è piuttosto sconcertante. Secondo l'ISTAT, a 3 anni dalla laurea, 1 occupato su 5 dichiara che il suo ultimo titolo di istruzione non è necessario (né formalmente, né sostanzialmente) per la professione che esercita (insomma, 1 laureato su 5, el podeva anca cercar subito lavoro!). I numeri non cambiano se si disaggrega il dato e si fa il distinguo tra coloro che hanno una laurea triennale e coloro che hanno una laurea specialistica o a ciclo unico (masochisti). 

Ti sei laureato? Ma chi se ne ciàva! (a là Natalino Balasso) 

Come a voler dire che intanto ci si laurea e solo dopo si sbircia in quella bolgia infernale che gli economisti chiamano mercato del lavoro. Eh sì, perché al giorno d'oggi si dice che non si trova lavoro, che c'è crisi: lamentarsi è all'ordine del giorno e noi italiani siamo maestri in ciò. 

Ma non è che forse il lavoro c'è (anche se poco) e non si ha l'umiltà di cominciare dal basso, di farsi la gavetta e di guadagnare una miseria? 
I numeri lo confermano: lo stipendio mensile netto medio (sì, stiamo parlando di una media) di un laureato al primo anno di lavoro si attesta attorno alle 1.200 cucuzze. Una fortuna! Trovatelo voi un cassiere di supermercato di 19 anni che guadagna "così tanto". 

Pochi si fermano a riflettere. 
D'altronde, l'università è così mainstream che ormai, tra le studentesse e gli studenti, si vede di tutto. E finché si vede, va ancora bene! Figuriamoci se ci si ferma pure a parlare... 

La convinzione comune, a mio parere, è che senza una laurea non si faccia carriera. Un fondo di verità c'è. Le imprese che preferiscono arrangiarsi con i lavoratori che hanno, per non assumere, alzano gli scudi e, con essi, i requisiti al di sotto dei quali nemmeno considerano un curriculum. Ma si tratta di un fondo di verità. Non di una certezza empiricamente dimostrata al 100%. 
E quindi tutti si iscrivono all'università, come se si trattasse dell'incubatrice che automaticamente sviluppa le proprie doti intellettuali e che apre infinite porte. 

Ma al sistema va bene così, e la selezione darwiniana dei meritevoli va a farsi friggere. Avete mai sentito uno studente dire che studia perché gli piace studiare quel che studia? Io no. Se fosse, sarebbe eresia e subito la Santa Inquisizione prenderebbe provvedimenti relegando al rango di sfigati tutti coloro che oserebbero fare outing.

Si sa: gli eccessi di offerta sulla domanda implicano necessariamente un ridimensionamento del prezzo. Quindi la laurea perde il suo valore e il diploma di maturità chi lo vuole più. Questo convincerà altri novellini ad iscriversi all'università... e via al circolo vizioso

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