mercoledì 6 giugno 2012

Dimmi se/chi voti e ti dirò chi sei


Il governo tecnico, di questi tempi, è davvero una manna dal cielo. Il suo operato, per quanto opinabile, non sarebbe mai stato intrapreso da una qualsiasi delle forze politiche attualmente presenti in Parlamento. D'altronde si sa: i governi tecnici, da sempre, sono serviti per rendere immuni i partiti dalle conseguenze politiche ed elettorali di provvedimenti impopolari. 

D'altro canto, tuttavia, è scarsa l'attenzione verso i motivi che hanno condotto alla convocazione di un governo tecnico. Se, da un lato, i tecnocrati si fanno carico di spiacevoli decreti, dall'altro riparano le ferite procurate dalle (mancate) azioni passate. Le riflessioni sul passato (ammesso che ci siano) sembrano piuttosto superficiali e, a parte la proposta di inserire il divieto di disavanzo primario nella Costituzione, non suscitano la benché minima polemica. 

Molti, quasi giustamente, potranno dire: "E quindi? Oggi siamo nei guai e oggi dobbiamo pensare a come risolverli!"
Certamente la sopravvivenza (perché è di questo che si parla) è sempre all'ordine del giorno e ogni persona deve pensare a come arrivare a fine mese (o a fine giornata). Ma se avanza un po' di tempo, perché non pensare a cosa succederà un domani, quando i professori non frequenteranno più Palazzo Chigi? Prescindendo dal fatto che si vada a votare nel 2013 o qualche mese prima, chi si presenterà alle elezioni? E la maggioranza del popolo per chi voterà? 
In tal senso, appaiono significative le elezioni amministrative, dove nessuno ha davvero vinto e dove qualche grillino esaltato (si veda l'articolo di qualche giorno fa) ha ricevuto consensi forse non esattamente razionali. La cosa, tuttavia, non è scontata: si vocifera, infatti, che un anonimo Silvio voglia rilanciare i propri uomini sotto un nome diverso (qualcuno dice "Italia Pulita"). Uno restyling dei partiti forse non cambierebbe le cose. Forse gli italiani vorrebbero facce nuove. O forse no, dato che i cambiamenti fanno paura. Fatto sta che l'attenzione dell'opinione pubblica, ad oggi, non si cura minimamente riguardo il post-Monti. Fatto sta che non si sa cosa stiano facendo i partiti per attirare voti. 

È anche vero, però, che non si capisce bene cosa vogliano gli italiani. A parte i classici e populisti (sebbene giusti) "si abbassino le tasse", "si abbassi il prezzo della benzina", "si azzerino i ticket sanitari", "si eliminino i corrotti" e "si azzeri l'evasione", le proposte serie davvero non si sentono. Non si sentono proposte di investimento e idee sul futuro scarseggiano davvero. E, se ci sono, sicuramente non sono molto originali. Determinati propositi dovrebbero essere scontati, ovvi, in quanto applicazioni del concetto di onestà. 

Chissà se saranno diversi i politici italiani post-Monti. E se sì, chissà cosa cambierà e come. Di sicuro, ora non si sa davvero scegliere tra gli attuali Lega, PDL, FLI, UDC, PD e M5S.

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