giovedì 24 gennaio 2013

L'Italia e Internet

Per chi se lo fosse perso, Profumo ha imposto l'iscrizione alla scuola pubblica tramite una procedura da svolgersi interamente online, sul sito web del MIUR. Questa mossa pare aver causato un disagio non da poco, soprattutto tra quelle famiglie che non sono equipaggiate con internet e che hanno dovuto recarsi presso gli istituti scolastici per poter iscrivere i propri figli.
La domanda sorge spontanea: perché questa cosa on-line?


Ebbene, lo scopo appare evidente: spronare quanto più possibile la digitalizzazione del Paese, colpendo proprio là dove le famiglie sono più sensibili, cioè i figli. C'è chi afferma che questa nuova procedura non porti alcun vantaggio agli istituti scolastici perché, alla fine, gli uffici lavoreranno di più per assistere le famiglie senza computer/internet (qualcuno ha parlato di carta?).

Ma perché gli italiani non digeriscono l'iniziativa? Associazioni come Adiconsum hanno inveito contro di essa, proprio perché pare che appena metà circa degli italiani abbia accesso a internet. 

Altre campane, invece, lamentano il non facile accesso alla rete, dato che molte zone "remote" d'Italia non sono equipaggiate di un impianto cablato adatto (qualcuno dei lettori ricorderà le connessioni ISDN a 56 kbps, quelle che facevano il solito suono quasi melodico, cioè non fattibili a gestire lo scambio di dati che internet richiede oggi). Quindi il problema si scarica sui famosi 7 mega (parlo sempre di reti cablate) che non sono offerti omogeneamente sul territorio nazionale. E fa testo anche il fatto che un abbonamento internet costa tra i 20 e i 30 euro mensili e si tratta di una cifra non esattamente "accessibile" per molte famiglie italiane.

Quindi la questione diventa: perché il governo intende (giustamente) spingere la popolazione all'uso di internet quando non garantisce un facile accesso alla rete, sia in termini tecnici, sia in termini economici? Un liberista convinto risponderebbe che qui c'è spazio per la competizione, quindi vincerà il provider di servizi che praticherà i prezzi più bassi (dimentichiamoci per un momento degli enormi investimenti iniziali per avviare tale attività).

Veniamo ai dati. Se vi piace l'OCSE come fonte di informazioni sull'accesso delle famiglie a internet, vediamo che, l'offerta di abbonamenti per l'accesso costante e senza limiti a internet (DSL) raggiunge il 96% della popolazione, il che, par bello, ma non significa che tale offerta sia abbracciata da un'altrettanto abbondante domanda (anzi). Sempre su questo indicatore, comunque, Paesi come Belgio e Regno Unito hanno capillarità d'offerta su tutto il loro territorio nazionale.
Passiamo a un dato diverso. In Italia, ogni 100 abbonamenti "flat" (senza limiti di tempo o traffico), poco meno di 90 sono abbonamenti DSL (alta velocità) e i restanti sono abbonamenti con connessioni ISDN. Par bello anche questo? Già meno: siamo 28esimi nella classifica dell'OCSE. Spagna e Portogallo esibiscono entrambi 98 abbonamenti DSL e 2 ISDN, mentre Cile e Repubblica Ceca hanno il rapporto 99:1 e la Corea del Sud si piazza al primo posto con un bel 99.85%. Poi qualche politico dice che siamo la settima economia al mondo senza chiarire cosa intende...

Abbonamenti a connessioni internet a banda larga ogni 100 abitanti, suddivisi per tecnologia
Fonte: OCSE



Questo grafico dice che noi italiani, per quanto riguarda internet, facciamo schifo. Vediamo di leggerlo: il 22.1% degli italiani ha una connessione ad internet cablata (wired), a banda larga (broadband) e sempre disponibile a casa propria. Di questi 22 tizi, quasi tutti hanno una connessione a velocità adatte ai tempi (DSL), mentre pochi vip viaggiano alla velocità della luce (fibra ottica). Inutile commentare ciò che deriva dal confronto con gli altri Paesi: basta vedere che siamo sotto la media OCSE e che Paesi come Svezia, Francia, Danimarca e Olanda (senza necessiamente uscire dall'Europa) ci stracciano anche solo sul numero di abbonati (senza necessariamente distinguere sulle tipologie di connessione, visto che questo grafico non considera le reti ISDN).

Alla luce di ciò, qual è il problema? Perché l'Italia è così indietro? Io do una mia personale interpretazione che risiede nel generico disinteressamento: molte persone considerano internet come un qualcosa di opzionale, che non porta nessuna utilità necessaria/tangibile come possono esserlo il giornale stampato o la birra. C'è poi da aggiungere che tale disinteressamento è rinforzato dall'ignoranza informatica, cioè dalla non conoscenza dello strumento.

Gli italiani sono al corrente di questa nostra situazione? I mezzi di informazione classici sembrano non preoccuparsi minimamente di questo aspetto e, nel frattempo, continuano a parlare di Fabrizio Corona e della scorta di Berlusconi.

Ecco che la manovra del ministro Profumo comincia ad avere senso.

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