mercoledì 23 gennaio 2013

Elezioni: bias e dintorni

Tra un mese il popolo Italiano è chiamato ad esprimere la propria scelta e a votare chi governerà il Paese per i prossimi (auspicabilmente) 5 anni.
Le scelte disponibili/credibili/numerosamente fattibili sono ormai chiare: soliti PdL e PD con relativi partitini satellite, UdC e simili (con Monti), una quasi sconosciuta Rivoluzione Civile con Antonio Ingroia, un ancora più sconosciuto Fermare il Declino con Oscar Giannino e il già discusso M5S del Beppe nazionale.

La Costituzione Italiana prevede le elezioni politiche con cadenza quinquennale per offrire l'opportunità di rinnovamento dello scenario politico. Ma ad oggi, quali sono le proposte di rinnovamento?

Ebbene, siamo nel 2013 e poco sembra aver cambiato ciò che oggi si chiama PdL: il discorso sulle liste pulite pare aver infranto molti cuori tra le file del centro-destra, con vari accenti posti sull'esclusione di certe persone piuttosto che sulle conseguenze di tali esclusioni. Per il resto, nulla cambia. Nulla.


Il PD merita una considerazione di più. 
Bersani...
No. Bersani e Renzi...
No. Bersani, Renzi e Bonino...
No. Bersani, Renzi, Bonino e Finocchiaro...
No. Bersani, Renzi, Bonino, Finocchiaro, ecc...
Insomma, il PD pare avere più di un esponente, ognuno campana di diverse declinazioni della sinistra italiana e non si capisce se vadano tutti d'amore e d'accordo tra di loro.
Ma anche assumendo di non sbagliare a riassumere tutto con Bersani, non si capisce la posizione generale del PD. Non so voi, ma io non capisco nulla di quanto Bersani dice: frasi che dicono nulla, dubbie richieste di chiarimenti rivolte al centro e non si capisce l'atteggiamento verso i sindacati.
Ecco, proprio i sindacati preoccupano il mio pensiero sulla situazione politica. Non si capisce quanto i sindacati vari siano in grado di influenzare il panorama politico. Certo, non direttamente, ma le associazioni dei lavoratori dovrebbero (bene o male) riconoscersi nel centro-sinistra. 
Anche se può essere sbagliato riferirsi solo a lei, la Camusso rilascia spesso dichiarazioni che, se io fossi tedesco, definirei "prettamente italiane": il succo dei suoi discorsi consiste nel ritorno al regime legislativo (in materia di contratti di lavoro) precedente alla Riforma "Fornero". Pare quasi che, ad ogni singolo cambiamento (attuato o proposto), si stava sempre meglio quando si stava peggio. Non intendo discutere i contenuti della Riforma Fornero: per gli scopi di questo articolo, posso anche ammettere che l'intera riforma sia sbagliata e che vada cancellata con il famoso colpo di spugna dal prossimo governo. I sindacati, però, sembrano non apprezzare il minimo cambiamento, facendosi espressione di un conservatorismo tutto italiano perpetrato nell'ultimo decennio fino a adesso. Se volessimo quindi adottare le definizioni anglosassoni di destra (conservatori) e sinistra (riformisti), i nostri sindacati sarebbero tutto tranne che di sinistra. Vabbè, lasciamo queste definizioni alle correnti estere di pensiero politico, che non sono altro che comuniste, strumentali e politicizzate [cit.].

Casini-Fini-Monti. Bè, bel trio per due partiti sostanzialmente falliti e un professore che non si capisce bene esattamente cosa intenda fare. UdC e FLI hanno assunto a tempo determinato un professore che (sperano loro) riarmerà un centro politico ormai morto e inascoltato. Perché votare Monti? Almeno per la speranza di coerenza/consistenza che ben si addice ad un professore. Perché non votarlo? Per un programma fatto solo di parole, senza alcuna promessa che si sbilanci troppo. Da un lato, questa assenza di promesse è giustificata dal fatto che il futuro è incerto e non si sa cosa si potrà fare e cosa non si dovrà fare. Dall'altro, però, il popolo ha (giustamente) bisogno di un minimo di certezze per il futuro e un politico dovrebbe mettere anima e corpo per garantire solidità al popolo. Poi diciamolo, Monti ha il carisma di una Fiat Punto.

Ingroia. Uomo stimato. La sua carriera personale pare sgrombrare ogni mente da qualsiasi dubbio. Ma le promesse che fa? Prescindendo anche dal fatto che Ingroia, politicamente parlando, è sostanzialmente sconosciuto ai più, ma il manifesto di Rivoluzione Civile pare più una lista di buoni propositi per l'anno che verrà piuttosto che un insieme di impegni politici. Staremo a vedere. Di certo non sbaglia a dire che Bersani non è di (centro)sinistra.

Giannino. L'Oscar che ogni tanto si poteva ascoltare su Radio24 è determinato e pare infischiarsene dei famosi (quanto dubbi) sondaggi politici. Anche se ha un volto che ricorda vagamente quello di Lenin, il suo programma suona bene e i suoi interventi sono coerenti e critici nei confronti della realtà e degli avversari politici. Il manifesto di Fare per Fermare il Declino non ha gli stessi difetti di quello di Ingroia e promette numeri e scadenze ben precisi. Dove sta il "trucco"? Purtroppo Giannino non vincerà. Di chi è la colpa? Un po' sua, un po' dei media italiani, un po' di tutti: il problema è (e resterà) l'informazione. E c'è anche da dire che ha lo stesso problema di Ingroia, cioè la questione "credibilità", dovuta anche dall'anonimato che i più gli attribuiscono: pur assumendo l'effettivo impegno una volta eletto, non si sa se e quando riuscirà nei suoi intenti. Sicuramente è da stimare per la pronta risposta alla segnalazione del Fatto Quotidiano riguardo la questione dell'imprenditore Di Trapani.

Grillo. Potrei quasi dargli del sindacalista. Il M5S suona come un populismo estremo, espressione di una volontà popolare che (anche giustamente) non intende sentirsi dire che una cosa non si può fare per motivi che prescindono dalla popolazione. Un atteggiamento di questo genere rischia di essere dannoso e non fa un'analisi della situazione che comprenda anche tutti i lati positivi dei tempi che corrono. Bah.


Risultato? Scegliere per chi votare è così difficile...

2 commenti:

  1. Io penso che voterò per la coerenza.. chi diceva già quindici anni fa che i parlamentari dovevano essere immacolati dal punto di vista civile/penale?

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  2. Non so chi lo dicesse (ho un'opinione), ma, in merito, invito a leggere l'editoriale (titolo: ci vorrebbe un avvocato) di Marco Travaglio sull'edizione cartacea del Fatto Quotidiano pubblicata in data 17 gennaio 2013. L'editoriale riguardava la Sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava non utilizzabili le intercettazioni di Napolitano. Sulla questione dell'essere immacolati, questo fa tanto discutere. Almeno per quel che mi riguarda.

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